Seneca e le sue definizioni di felicità.
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Dobbiamo avere innanzitutto ben chiaro quel che vogliamo,
dopodiché cercheremo la via per arrivarci,
e lungo il viaggio stesso, se sarà quello giusto,
dovremo misurare giorno per giorno la strada che ci lasciamo indietro
e quanto si fa più vicino quel traguardo
a cui il nostro impulso naturale ci porta.
Sono gli esempi degli altri che ci guastano:
solo se sapremo tenerci lontani dalla moltitudine
potremo salvarci ed essere felici sempre.
Tutte queste cose che ci stanno intorno,
che ci avvincono e che ci mostriamo a dito
gli uni agli altri con ammirato stupore,
brillano esternamente,
ma dentro non sono che miserie.
Felice è dunque quella vita
che si accorda con la sua propria natura,
il che è possibile solo se la mente,
in primo luogo è sana sempre, in ogni momento.
La felicità è un dono proprio di un animo libero,
elevato, intrepido e costante,
lontano da timori e desideri,
per il quale l’unico bene è l’onestà,
e l’unico male la disonestà.
Si può dire felice anche chi,
servendosi della ragione,
si è liberato dai desideri e dai timori.